Marchiondelli
Scimmia instancabile alla macchina  per scrivere

Una scimmia instancabile, battendo i tasti a caso nella macchina per scrivere può produrre le opere di Shakespeare

Chi è questa scimmia? e come fa a vendere libri su amazon?

L’immagine qui a sinistra è di 105 anni fa. Se stesse battendo ancora i tasti, potrebbe avere già scritto qualche sonetto. Notate: ho scritto “potrebbe”.

Secondo il teorema della scimmia instancabile  (noto anche come teorema delle scimmie infinite) se avesse un tempo infinito a disposizione, ne avremmo la  certezza.

Quando ne ho sentito parlare per la prima volta, studiavo sistemi di intelligenza artificiale all’università. Molti compagni erano sconvolti e increduli. Altri sdegnati.

Io ero sbalordito. E affascinato. Se continuate a leggere, vi spiego perché.

In breve il teorema, enunciato per la prima volta da Émile Boreldice che la scimmia, battendo i tasti a caso, senza mai fermarsi, e senza avere alcuna consapevolezza di ciò che sta producendo, potrebbe ottenere come risultato grandi opere letterarie. O manuali di divulgazione. O un trattato di economia.

Impossibile? svilente per la creatività e genialità umana?  vediamo.

Impossibile no. Una semplice formula matematica, quasi da liceo, ci dimostra che invece non solo è possibile. Ma è CERTO.

Prendiamo un sonetto di shakespeare come questo, che considero abbastanza appropriato:

 

Sfinito dalla fatica, mi affretto al mio letto,
il caro riposo per le membra stanche del viaggio;
ma allora un altro viaggio mi comincia nella testa,
e lavora la mia mente, quando è finito il lavoro del corpo.

Allora i miei pensieri, di là lontano dove mi trovo,
verso di te fanno un devoto pellegrinaggio,
e tengono spalancate le mie palpebre pesanti,
a guardare la tenebra che vedono i ciechi.

Senonché la vista immaginaria della mia anima,
presenta al mio sguardo cieco la tua ombra,
che, come un gioiello appeso alla notte spettrale,
fa la nera notte bella e il suo vecchio volto nuovo.

Così di giorno le mie membra, di notte la mia mente,
per causa tua, e mia, non trovano quiete.

Con una tastiera da 30 tasti (ho contato le lettere, anche accentate della mia), tenendo conto che il sonetto ha 678 caratteri (con gli spazi), la probabilità che la scimmia NON riesca a farlo è

(1quad -quad frac { 1 }{ { 30 }^{ 678 } } )

il numero 30 moltiplicato 678 volte per se stesso diventa un numero molto ma molto grande. Uno diviso un numero molto grande invece è un numero piccolissimo.

In Matematica, nella teoria delle probabilità per la precisione, si dice che una cosa succede sicuramente se la sua probabilità è uguale a 1.

Vi rendete conto quindi che con un solo tentativo a disposizione, è quasi sicuro che la scimmia non ce la farà: 1 meno un numero piccolissimo è quasi uno ancora!

Ma se alla povera scimmia concedessimo moltissimi tentativi… la formula diventerebbe:

(1quad -quad frac { 1 }{ { 30 }^{ 678 } } ) ^{ n }

ogni volta che moltiplichiamo il numero quasi 1 per sè stesso, il risultato diventa sempre più piccolo (fate la prova: 0.99999999  x 0.99999999 e poi ancora, ancora…)

Se lo moltiplichiamo un numero N sufficientemente alto di volte, il risultato di quella formula sarà ZERO: cioè sarà, in termini matematici, impossibile che non ce la faccia.

Hanno calcolato che se ogni atomo dell’universo fosse in realtà una scimmia che batte sulla tastiera fin dai tempi del BigBang e se continuassero tutte insieme fino alla fine dei tempi, la probabilità che da tutto quel caos di tasti premuti ne esca l’amleto sarebbe ancora bassissima: zero virgola e poi altri 183mila zeri prima di arrivare ad una cifra diversa. Bassissima.

Ma non nulla.

Tra i miei compagni, quelli sdegnati sostenevano che mai e poi mai una scimmia o una macchina (il concetto non cambia) avrebbero potuto eguagliare il genio umano, la sua creatività.

Io ero sbalordito e affascinato. Perché, contrariamente a loro, pensavo che questo teorema non insultasse le capacità umane,ma che le esaltasse: Tutte quelle scimmie avrebbero potuto, prima o poi, scrivere l’amleto.

Ma shakespeare lo ha già fatto. Nel 1600…

Ora però mi arriva una notizia altrettanto sbalorditiva, sconvolgente:

Philip Parker, professore di marketing della Insead Business School, ha brevettato un algoritmo che permette la creazione e pubblicazione di libri.

Avete letto bene.

Un sistema automatico crea il libro e lo pubblica mettendolo in vendita su Amazon.

Non ci credete?

Questo libro è stato creato con quel sistema: The 2007-2012 World Outlook for Wood Toilet Seats

Un rapporto sul mercato delle tavolette di legno per Wc tra gli anni 2007 e 2012, in 200 paesi del mondo. Lo vende a U$S795 dollari.

Ne ha già pubblicati altri centomila di libri, con prezzi che partono dai dieci dollari o poco più.

Libri di nicchia, particolari, certo: un dizionario inglese – creolo haitiano forse avrà pochi acquirenti, come lo studio sul mercato delle tavolette di legno o la guida alla bibliografia e dizionario sulla sindrome di Ellis-Van Creveld.

Ma sono già 100mila quelli pubblicati. Più altri 700mila relazioni o rapporti prodotti su richiesta da aziende e governi.

Nessuno di quei titoli diventerà un best seller probabilmente. Ma, spiegatemi, che differenza ci sia tra vendere 100mila copia di UN libro o una copia di 100mila libri dal punto di vista semplicemente economico. Nessuna secondo me.

Tenendo conto che poi ogni libro così prodotto costa al massimo 1 euro, il resto è tutto margine.

Che ne pensate?

Dite che non c’è nulla da temere? si parla di opera piuttosto tecniche, una banale compilazione di dati trovati qui e là fatta in automatico.

In realtà già oggi molti articoli, specialmente online, che devono rispondere alla classiche domande del giornalismo (chi, cosa, dove, perché, quando), sono spesso elaborati da sistemi automatici.

La società narrative science di Chicago ha così creato moltissimi articoli di finanza per Forbes, come questo: Forbes earning preview: Accenture

In inglese, leggibile, per chi si interessa di finanza. Ma non è stato scritto da mani umane.

Il post risulta fatto da narrative science, e in calce all’articolo c’è questa scritta:

Narrative Science, through its proprietary artificial intelligence platform, transforms data into stories and insights.

 

Narrative science, attraverso la sua piattaforma proprietaria di intelligenza artificiale, transforma dati in storie e analisi

Non vi ho sconvolto abbastanza?

La ICON group, la ditta del professor Parker, sta già elaborando un sistema per scrivere romanzi…

Per approfondire, l’articolo (in inglese) in cui è descritta nel dettaglio questa invenzione lo trovate su Singularityhub.com

Mi farebbe piacere avere la vostra opinione… avanti!

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