Marchiondelli

Oggi non si fa che parlare di questo scandalo che coinvolge facebook: un bambina di 10 anni pubblica una sua foto nuda su facebook.

Il primo a dare la notizia è stato il sito notizie.it, che sebbene censurata, pubblica imprudentemente la foto.

La stessa notizia è rimbalzata poi sui vari siti grandi e piccole e ai mass media tradizionali.

Tutte le considerazione che ho finora letto puntano il dito a turno sulla stupidità della bambina, sulla mancata vigilanza da parte dei genitori, sulla facilità con cui si apre un profilo su facebook…

La maggior parte dei commenti chiede a gran voce maggiori controlli, repressione, e restrizioni all’accesso a internet e facebook in particolare.

IO NON SONO D’ACCORDO!

Ma non perché creda che i bambini debbano navigare liberamente e fare ciò che credono.

Credo che si debba informare ed educare.

Psicologia e pedagogia non sono le mie specializzazioni, e perciò mi astengo dal dibattito per quel che riguarda il perché una bambina di 10 anni abbia ritenuto opportuno e positivo un gesto del genere.

Tanti ne stanno disquisendo in questo ore e vi rimando ai loro interventi.

Non sono nemmeno un sociologo o assistente sociale, per capire perché i genitori non si siano accorti di una tale involuzione (eh, sì, permettetemi una opinione al riguardo!) della loro figlia.

Ma sono esperto di informatica, da tanti anni. Navigo per diletto e per lavoro.

E ne vedo di tutti i colori. Questo non credo sia il primo caso e non sarà l’ultimo.

Con le nuove tecnologie (che amo, quindi tranquilli non sto demonizzando) l’accesso a internet è diffuso, come direbbe qualcuno è “pervasivo”: si può farlo ovunque in qualunque momento.

Non tanto tempo fa ci fu lo scandalo dei filmati e foto soft porno e a volte anche hard scambiati o venduti da studentesse di un liceo milanese. Ne parlò perfino Panorama.

Credo che ci sia sicuramente un problema morale, di costume da risolvere.

Ma la soluzione NON è reprimere, censurare.

La famiglia non può essere lasciata da sola a informare ed educare, specialmente se sono coinvolte tecnologie che, spesso, sono ostiche proprio alla generazione che dovrebbe controllarne l’uso che ne fanno i figli.

Deve intervenire la scuola, informando dei rischi, educando ad un buon uso delle nuove tecnologie, evidenziandone le potenzialità ma anche i problemi.

Invece no. Ho un figlia di età simile a quella della notizia riportata. E a scuola il laboratorio di informatica lo usano poco. E quando lo usano è per fare le solite cose con i soliti programmi: come se bastasse sapere usare un foglio di calcolo e un elaboratore testi.

Dovrebbero invece, a mio modesto parere, inserire, per quanto riguarda gli aspetti tecnici, argomenti più aggiornati e sensibili nell’ora (una!) di informatica. Ma integrare anche con argomenti più “sociali” durante, per esempio, l’ora di educazione civica: il rispetto verso sé stessi e verso gli altri, anche nel mondo (apparentemente) virtuale di Internet va insegnato lì.

Si deve informare ed educare all’uso dei firewall, dei controlli parentali, alla scelta delle password, a impostare correttamente la privacy dei propri dati.

Informare ed educare gli allievi della scuola ed i loro genitori.

Si obietterà che non ci sono fondi. Io dico che non c’è la volontà. Perché di fondi ne servirebbero pochi se si facesse spazio anche al contributo di volontari. E di risorse gratuite per la formazione ce ne sono a bizzeffe.

Ma informare ed educare anche agli aspetti non tecnici: a curare la propria reputazione, online o no, perché quella foto, oscurata su facebook è vero, oramai circola su internet. E continuerà a farlo per tutti gli anno a venire. E potrebbe un domani colpire a sorpresa e duramente la bambina oramai adulta.

Inutile gridare al pericolo senza insegnare a difendersene: pedofilia, stalking, furto di identità, cyberbullismo… Esistono e dobbiamo insegnare ai nostri figli a difendersene, col buon senso e preparandoli a pensare e riconoscere da soli i rischi.

Non possiamo isolarli dal futuro. I nativi digitali sono loro.

Noi possiamo solo educare ed informare, perchè possano decidere, difendersi, crescere.

 

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