Si continua a scrivere, discutere, parlare di privacy Facebook: un argomento che riguarda certamente tutti, su cui tutti hanno qualcosa da dire.
La privacy c’è, non c’è, c’è ma fino a un certo punto, non si può pretenderla: sono tutte affermazioni che hanno una certa validità.
Il problema secondo me è che sia sbagliato proprio il nome che si utilizza per riferirsi a questo aspetto della nostra vita su Facebook e online.
Non sono un filosofo ne un semiologo e non sono nemmeno un guru di queste cose: sono solo un addetto ai lavori, da alcuni decenni.
Per esperienza professionale e anche personale sono perciò sempre stato interessato a questo tema, e in anni di letture tecniche e non, alla fine ho trovato, inaspettatamente, in una intervista a Gabriel Garcia Marquez quello che considero l’approccio più valido.
Gabo, che non amava rivelare molto di sé, affermò, intervistato dal suo biografo, che
ognuno ha tre vite, una pubblica, una privata, e una segreta
Quella pubblica, spiegava, è visibile a tutti, quella privata racchiude le cose che riserviamo ai propri amici, quella segreta invece sono le cose solo per noi stessi.
Di quale di queste tre vite si parla quando si affronta il problema della privacy Facebook o, in generale, online?
Rudy Bandiera ha scritto nei giorni scorsi un ottimo articolo sul suo blog, in cui insiste su un aspetto secondo me fondamentale: la consapevolezza.
Egli dice:
E’ tutta questione di consapevolezza. Solo, sempre ed esclusivamente di consapevolezza.
Se non sappiamo le cose non le possiamo valutare, vagliare e controllare, se non sappiamo quali rischi ci circondano non ci possiamo difendere e se non sappiamo quali opportunità ci girano attorno non possiamo coglierle.
(Vi consiglio di leggerlo tutto l’articolo, lo trovate qui ed è completo e ricco di spunti per fare delle necessarie riflessioni.)
Ma prima ancora di esaminare, studiare e riflettere su aspetti legali, tecnici, morali, dobbiamo secondo me essere consapevoli che la nostra vita è composta di quelle tre sezioni di cui parlava Marquez. E siamo noi e solo noi a dover decidere cosa appartenga ad una o l’altra.
Mi considero un attivista della privacy ma solo nel senso che cerco di contribuire ad evidenziare problemi e rischi e a diffondere educazione e consapevolezza su questo tema.
Altri si sono messi o si mettono in gioco in maniera più pesante: Assange, Snowden, i membri di anonymous e tanti altri.
Seguendo i loro scritti e vicende, la mia personale convinzione è che non ci sia una definizione condivisa di privacy, o per lo meno, non la si intenda sempre allo stesso modo.
Per me il punto fermo e sacrosanto però è che
Ognuno di noi ha il diritto di decidere cosa sia pubblico, cosa sia privato e cosa sia segreto nella (o della) propria vita.
Mi aspetto quindi che nessuno governo o entità, una volta che ho stabilito dei confini, li trasgredisca e non li rispetti. So bene che l’obiezione che mi farete sarà: come la mettiamo con la necessità di far rispettare le leggi che la società si è data?
Sebbene non abbia una risposta precisa, penso sia sempre un problema di consapevolezza, di vigilanza e di equilibrio.
Consapevolezza nel conoscere i propri diritti e doveri, vigilanza continua sul rispetto di entrambi, equilibrio nelle concessioni che si fanno.
Molti sostengono che sia necessario rinunciare totalmente alla propria privacy come prezzo da pagare per un maggiore sicurezza, per esempio, dopo i fatti del 2001.
Può essere. Ma credo si sia andati molto oltre. Troppo. Ma questo non è l’argomento che volevo affrontare in questo post.
Tornando a parlare di privacy Facebook e online, è quindi mia responsabilità e dovere essere consapevole delle scelte che faccio e di come metterle in atto. Per esempio, leggendo le regole (policy) dei servizi a cui aderisco.
Cito sempre Rudy Bandiera:
Adesso vi sfido: chi di voi ha mail letto la policy di utilizzo di Facebook? Dai, ditemelo. Ve lo dico io? Nessuno.
Nessuno la legge perchè tutti pensano che non può succedere nulla di male, che ci saranno delle norme a tutela degli utenti a prescindere dalla policy e che in ogni caso accetto tutto pur di usare Facebook.
è giusto o sbagliato? Come ho scritto nella parte iniziale, basta essere consapevoli dei rischi a cui si va incontro. Se mi informo prima e faccio delle scelte consapevoli potrò avere un minimo di controllo (e su questo minimo potremmo discutere per delle ore!), se non lo faccio avrò ben pochi appigli per reclamare.
Non tutti hanno però la voglia, la pazienza o la capacità (o la combinazione che volete di queste tre cose) per leggere, analizzare, comprendere i testi delle policy, che spesso sono scritti (di proposito?) in un linguaggio fumoso e tecnico., in perfetto legalese direbbe qualcuno.
Diventa fondamentale il ruolo dei giornalisti, dei divulgatori, degli attivisti, degli appassionati nel continuo lavoro di vigilanza, denuncia, informazioni e formazione.
Un ruolo che, data la potenziale portata delle proprie affermazioni, è tanto più critico quanto più si è visibili e quante più persone siano potenzialmente influenzate, nelle loro decisioni da quanto si scrive e si afferma.
Nel caso di Facebook e altri social network, più che di privacy, parlerei di visibilità, ricordando che già solo per il fatto di essermi iscritto sto esponendomi in una certa misura e rinunciando quindi ad alcuni diritti.
La policy in vigore oggi (5 dicembre 2014) della privacy Facebook per esempio, parla chiaro (la trovate completa qui): |
Quella nuova, in vigore dal 1 gennaio 2015 nello stesso punto recita invece così (la trovate completa qui): |
(2) Condivisione dei contenuti e delle informazioniL’utente è il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni pubblicate su Facebook e può controllare in che modo vengono condivisi mediante le impostazioni sulla privacye le impostazioni delle applicazioni. Inoltre:
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(2) Condivisione dei contenuti e delle informazioniL’utente è il proprietario di tutti i contenuti e le informazioni pubblicate su Facebook e può controllare in che modo vengono condivisi mediante le impostazioni sulla privacy e le impostazioni delle applicazioni. Inoltre:
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Avete letto? non importa. Vi dico subito un segreto: non è cambiato nulla.
In parole semplici, e per quanto riguarda i contenuti, cioè ciò che pubblicate su Facebook state concedendo a Facebook stesso la possibilità (a questo casi riferisce con licenza) di usare quei contenuti.
Non significa però che ne perdete la proprietà. Una leggenda che circola da tempo è che tutto ciò che mettete su Facebook diventi loro proprietà e non solo non è così (Grazie Rudy per var accolto la mia segnalazione, sei fantastico!) ma non può essere così.
Perché Facebook è furbo
Se fosse così, come mi ha invitato a riflettere il mio caro amico Walter Vannini (a proposito, il suo blog merita!), significherebbe per loro assumere le responsabilità relative a quei contenuti: se fossero oggetto di una qualche contestazione dovuta a un qualsiasi tipo di violazione, ne dovrebbero rispondere. Avendo una licenza d’uso no.
Nello stesso documento (al punto 5) tengono inoltre a precisare che:
(5) Protezione dei diritti di terzi
Rispettiamo i diritti di terzi e ci aspettiamo che l’utente faccia lo stesso.
- È vietato pubblicare o eseguire azioni su Facebook che non rispettano i diritti di terzi o le leggi vigenti.
- Ci riserviamo il diritto di rimuovere tutti i contenuti o le informazioni che gli utenti pubblicano su Facebook, nei casi in cui si ritenga che non rispettino la presente Dichiarazione o le nostre normative.
- Forniremo gli strumenti necessari alla protezione dei diritti di proprietà intellettuale dell’utente. Per ulteriori informazioni, visitare la pagina Come segnalare una violazione della proprietà intellettuale.
- Se rimuoviamo dei contenuti perché non rispettano il copyright di terzi, ma l’utente ritiene che si tratti di un errore, ha la possibilità di presentare ricorso.
- Qualora l’utente non rispetti ripetutamente i diritti di proprietà intellettuale di terzi, disabiliteremo il suo account nei casi in cui lo riterremo opportuno.
- L’utente non utilizzerà copyright o marchi commerciali di Facebook o simboli simili che possono creare confusione, salvo qualora espressamente consentito dalle nostre Linee guida sull’uso dei marchi o dopo aver ottenuto il nostro consenso scritto.
- Se l’utente raccoglie informazioni di altri utenti, si impegna a ottenere la loro autorizzazione, specificare di essere lui/lei (e non Facebook) a raccogliere le informazioni e pubblicare una sua Normativa sulla privacy che spieghi quali informazioni raccoglie e come le utilizza.
- È vietato pubblicare documenti di identità o informazioni finanziarie riservate su Facebook.
- È vietato taggare o inviare inviti via e-mail a persone che non sono utenti di Facebook senza il loro consenso. Facebook offre strumenti di segnalazione sociale per consentire agli utenti di inviare commenti sull’aggiunta dei tag.
In altre parole, se violate i diritti di terzi, ne rispondete direttamente.
Torniamo ad esaminare i termini della licenza.
Giustamente Rudy sotttolinea che
Quello che postate su Facebook è vostro ma in usufrutto COMPLETO a Facebook.
E, come se non bastasse, questo utilizzo è praticamente irrevocabile.
Quello che postate su Facebook è PER SEMPRE
Troviamo scritto infatti che: “La Licenza IP termina nel momento in cui l’utente elimina il suo account o i Contenuti IP presenti nel suo account, a meno che tali contenuti non siano stati condivisi con terzi e che questi non li abbiano eliminati.”
Cosa vuol dire in parole semplici?
Che se avete pubblicato una qualsiasi cosa e questa è stata condivisa dai vostri amici, anche se voi (i proprietari) cancellate quel contenuto o addirittura cancellate il vostro account (profilo) Facebook non è detto che sparisca da Facebook. Anzi, non viene proprio eliminato. Non verrà eliminato almeno finché tutti coloro che lo hanno usato e condiviso non lo cancellino pure loro. Potenzialmente quindi MAI.
Tutto male? conviene quindi cancellarsi da Facebook e fare gli eremiti digitali?
Direi di no.
Un po’ perché personalmente penso che valga la pena esserci, e poi perché basta essere consapevoli di ciò che accade e del fatto che, in una certa misura, non solo noi stessi, ma anche Facebook ci offre gli strumenti per controllare la visibilità di ciò che pubblichiamo (perché ormai è chiaro che non è di privacy che parliamo vero?).
Siamo noi a poter decidere quale sia il prezzo da pagare, cioè quante e quali informazioni dare in pasto al gigante blu a el mondo e siamo sempre noi a poter controllare in che modo possano essere usate. Certo, mi direte, non siamo noi per a fare le policy, e queste loro le possono cambiare a piacimento.
Ma questo non cambia nulla: basta essere consapevoli anche di questo aspetto.
E mantenersi informati e preparati su come utilizzare le impostazioni e possibilità che Facebook ci offre. Compresa quella di non pubblicare qualcosa.
Perché, per quanto granulari, per quanto sofisticate le impostazioni e strumenti a disposizione possano essere nulla impedirà ad un malintenzionato di farvi del male, di rubarvi una informazione o, peggio, di usarla contro di voi. A volte in maniera molto banale: Non occorre certo essere dei pirati informatici sofisticati per fotografare uno schermo con il contenuto di cui avevate curato maniacalmente le impostazioni della privacy e rilanciarlo come nuovo.
Questo filmato, che avevo pubblicato quasi agli esordi di questo blog, è un esempio perfetto ci ciò che intendo:
Ho probabilmente raggiunto il limite della vostra pazienza, ma sarei felice di raccogliere i vostri commenti, considerando che questo argomento è spinoso e merita di essere approfondito.
Vi farebbe piacere esplorare insieme tutte le possibilità attuali e future di Facebook per imparare ad avere quel minimo di controllo che ci è concesso sui nostri contenuti?
E in quale forma? altri post? dei video? un corso?
Fatemi sapere!